Il progetto interpreta il concept proposto attraverso la costruzione di un grande edifcio-albero, poggiato su solide basitronchi, che contiene nel suo corpo-chioma tutto il programma richiesto. L’edifcio si radica in un paesaggio antropizzato che diventa soglia verso il mondo interno di Palazzo Italia. La complessità e fuidità dei suoi spazi interni si offrono come scenario della vita quotidiana, tanto durante EXPO quanto nei possibili usi futuri. Durante l’Esposizione Universale, l’edifcio viene avvolto da una grande installazione artistica che ne accentuerà il carattere, trasformando in landmark, iconico ma non monumentale, che segni con autorevolezza il paesaggio del sito EXPO. Nella confgurazione post-EXPO, si svela il grande curtain-wall in vetro che trasforma le facciate in schermi che restituiscono, tanto attraverso la rifessione del giorno quanto attraverso la trasparenza nelle ore più scure, la vita interna ed esterna dell’edifcio, mediata dall’opacità variabile dei vetri stessi. Gli scavi prodotti per sottrazione nel volume prismatico, tanto esternamente quanto in copertura e nei patii interni, permettono la percezione trasversale dei diversi spazi, mantenendo il contatto visivo tra le diverse funzioni e con l’esterno e sottolineando la complessità e permeabilità degli spazi e del programma. La chiarezza del concept strutturale, la trasparenza delle facciate, le viste trasversali, l’onestà costruttiva interpretano le potenzialità didattiche e di intrattenimento dell’architettura stessa, trasformando l’edifcio, nella sua concreta fsicità, in uno straordinario strumento di edutainment, in grado di offrire al visitatore un’esperienza unica e indimenticabile. Palazzo Italia si mantiene lontano dagli stereotipi di un’italianità banalizzata e propone l’immagine (e la sostanza) di un’Italia moderna con radici profonde nella tradizione, di un’Italia composta ed elegante ma ricca di sorprese e a tratti giocosa.